A scuola, dal medico, ovunque. L'impatto della mediazione per i profughi ucraini

mercoledì, luglio 06, 2022

 

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Marzo 2022: in centinaia di scuole italiane arrivano nuovi alunni. Senza troppo preavviso. Molti di loro non parlando una singola parola di italiano. Spaesati, impauriti, anche arrabbiati. Sono le ragazze e i ragazzi ucraini che hanno dovuto abbandonare la propria casa a causa dell'invasione dell'esercito russo nel loro Paese. Nella solidarietà diffusa che è scattata immediatamente in tutta Italia, la scuola ha aperto le porte in modo tempestivo e generalizzato: nessuno, tra personale scolastico, docenti e gli stessi alunni, si è tirato indietro nel dare il proprio contributo all'accoglienza della persona.

Quasi in contemporanea con il loro ingresso nella nuova classe, laddove possibile  è arrivata una figura fondamentale per facilitare comunicazione e inserimento dello studente ucraino: il mediatore. Abbiamo seguito da vicino il lavoro in tal senso di Aeris Cooperativa Sociale sul territorio lombardo (nel Vimercatese e nel Trezzese in accordo con l'azienda consortile Offertasociale, a Treviglio con Risorsa sociale Gera d'Adda e a Melzo nell'Ambito distrettuale 5). Otto di mediatori, sia donne che uomini, di diversa età, spesso persone ucraine da anni residenti in Italia, hanno affiancato per alcune ore la settimana circa 80 alunni di diverse età - di cui almeno 36 nel vimercatese - aiutandoli da ogni punto di vista, in primo luogo nella conoscenza basilare della lingua italiana e nel comunicare con gli altri.

"L'esperienza è molto positiva, è un aiuto concreto utile a tutti", spiega Cristina Romanelli, coordinatrice dei progetti di accoglienza di Aeris. "Abbiamo messo in campo la nostra esperienza nel settore, dato che dal 2011 seguiamo richiedenti asilo e rifugiati. All'arrivo delle persone ucraine, ci siamo messi a disposizione come con tutte le altre nazionalità, perché è importante aiutare la persona senza distinzione della provenienza". Un ulteriore supporto, in particolare nel territorio di Treviglio, è stato dato per l'accompagnamento alle vaccinazioni anti covid di almeno 150 famiglie ucraine arrivate dopo l'inizio delle ostilità.
  
Oltre alla mediazione diretta e all'avvio di un sito internet dedicato agli aggiornamenti normativi riguardanti l'accoglienza specifica delle persone ucraine, Aeris ha promosso un ciclo di tre incontri formativi, uno per ogni fascia scolastica di riferimento (primaria, secondaria di primo e secondo grado), dedicato ai docenti e promosso in collaborazione con l'Azienda speciale consortile Isola nell'ambito del progetto Labimpact. È stato un successo, con un centinaio di iscritti a ogni puntata. "Tra i vari temi trattati, sì è approfondito cosa significa avere ragazzi in classe con trauma e cosa può suscitare nell'insegnante il rapporto con loro", aggiunge Romanelli. Di seguito un estratto dalle slide utilizzate alle superiori, disponibili a questo link.





Ora che l'anno scolastico è terminato, si punta alle fasi successive dell'accoglienza, e questo ulteriore specchietto riassume in modo efficace il piano di lavoro.





Dopo la pausa estiva, quindi, le ore di mediazione scolastica ripartiranno, con specifica attenzione ai singoli casi, dato che con il passare del tempo alcune studenti sono tornati con le loro famiglie in Ucraina e altri potrebbero farlo nei prossimi tempi.

Per chi rimane c'è anche la possibilità di accoglienza in strutture del Sai, il Servizio di accoglienza e integrazione (ex Sprarr/Siproimi) ministeriale, gestito in collaborazione con il privato sociale e i Comuni, dedicato a profughi e richiedenti asilo in generale. Una quota di posti degli ultimi bandi, infatti, è stata destinata alle persone ucraine. Aeris, in particolare, "sta ospitando 3 nuclei famigliari, 14 persone in tutto, sul territorio vimercatese", specifica Romanelli. Un sistema, quello del Sai, che nel tempo si è perfezionato diventando più efficace dell'inserimento nei Cas, Centri di accoglienza straordinaria, perché può permettere di seguire la persona con un percorso ad hoc sotto ogni punto vista, dagli aspetti linguistici a quelli medici, dell'assistenza legale o dell'avviamento al lavoro. "Questo modello di accoglienza funziona: non servono nuove soluzioni, piuttosto si potenzi l'esistente", conclude Romanelli.






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