CON ALTRI OCCHI AL MUSEO. Un rifugiato, uno scrittore e due volti tra passato e presente
Volto di Caterina Cornaro - Particolare del quadro di Francesco Hayez esposto all'Accademia Carrara |
Quotidianità stravolta. Da una fuga forzata, ma anche da una
pandemia. Secoli fa, ma anche oggi. È pensabile ragionare a fondo su questi
temi partendo da quadri del passato e arrivando a storie dei nostri giorni? Sì. L’esperienza inedita di Con altri occhi al museo, avvenuta il 23 maggio 2020 in piena fase 2, lo insegna: una responsabile educativa museale, un giornalista esperto di migrazioni forzate e un
rifugiato politico si trovano di fronte a due quadri ad alto valore simbolico e
ragionano su incertezza e paura nell’era moderna. Succede all’interno della
celebre Accademia Carrara di Bergamo, nel cuore dell’Italia colpita dal virus
Covid-19 e nelle case di chi ha potuto assistere online all’evento, organizzato
dall’Accademia e da Aeris Cooperativa Sociale, ente che promuove nelle scuole di
ogni ordine e grado il progetto Con altri occhi (da cui è fresco di nascita il
libro omonimo, edito da Fabbrica dei Segni.
“La sfida della pandemia nella solitudine nelle proprie case
si può cogliere, trasformando le emozioni in un modo per chiederci come viviamo
le situazioni di paura e come reagiamo. Le stesse emozioni, negative o di
spaesamento che vivono le protagoniste dei due quadri scelti”, spiega Lucia
Cecio, responsabile educativa di Accademia Carrara. “Scegliamo di vedere cosa
provano tali personaggi per capire come vincono la paura”. I personaggi sono
Caterina Cornaro (nel primo quadro di Francesco Hayez, datata 1842 e
disponibile a questo link),
deposta nell’800 dal proprio regno di Cipro da parte degli emissari della
repubblica di Venezia e divenuta esule nel giro di pochissimo tempo; e Maria di
Nazareth (nella seconda opera di Francesco Di Simone Da Santacroce, risalente
al 1504 e visibile a quest'altro link),
che riceve l’Annunciazione e deve prepararsi a una nuova vita della quale non
sa nulla.
“Chi lascia casa non
sa dove andare, a chi dare o non dare fiducia. Sono le storie di centinaia di
migliaia di persone nel mondo. Noi stessi in questo momento abbiamo in volto lo sgomento del pensare alla pandemia. Quando si ha un problema che non si riesce a risolvere da soli, tutto
ruota attorno alla capacità di chiedere aiuto e, se si è nelle giuste condizioni,
aiutare, guardando l’altro non come minaccia e mettendosi in gioco per quanto
possibile”, aggiunge in apertura di evento Daniele Biella, giornalista che,
oltre a coordinare il blog di Aeris, Sguardi Resilienti (che ospita questo
articolo), da anni segue le rotte migratorie per mare e per terra scrivendo
libri sul tema (l’ultimo dei quali è, appunto, Con altri occhi – Viaggio alla
scoperta delle migrazioni”).
“Ognuno di noi affronta sfide in cui la paura può
influenzare le nostre azioni. Affrontare la paura significa buttare giù un
muro, vedendo qualcosa che non hai mai provato prima ma che puoi gestire tramite
il coraggi. L’importanza di capire il concetto stesso di umanità : mi è capitato
di subire violenza ingiustificata ma anche di trovare persone che mi hanno teso
una mano senza chiedere nulla in cambio. Io stesso oggi mi metto a disposizione
di chi chiede aiuto e di chi vuole parlare die propri problemi, anche qui in
Italia con persone del posto”, ragiona Ahmed Cole, originario del Gambia e rifugiato
in Italia da cinque anni, dove si occuopa di mediazioni culturale e
linguistica.
Lucia Cecio, Daniele Biella e Ahmed Cole sono i tre protagonisti di Con altri occhi al museo. Ecco il video della loro discussione, davanti alle due opere “narranti” sopracitate, in un ponte tra passato e presente che merita di essere visto e sentito direttamente qui: https://youtu.be/RTKMuc2WKR4
Lucia Cecio, Daniele Biella e Ahmed Cole sono i tre protagonisti di Con altri occhi al museo. Ecco il video della loro discussione, davanti alle due opere “narranti” sopracitate, in un ponte tra passato e presente che merita di essere visto e sentito direttamente qui:
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